Ti hanno cercato
loro, ti hanno chiamato. Tu eri lì, solo che bevevi la tua cazzo di
birra gioendo alla solitudine, masturbandoti al mondo. Eppure loro ti
hanno cercato. Tu hai voltato lo sguardo e... allora non ti restano
altro che parole. Parole vomitate su un foglio bianco che niente ha a
che fare col tuo animo. Almeno pensi. Senti lo stomaco assillarti,
senti il datore di lavoro urlare nelle tue tempie, senti il mondo,
percepisci il nulla e alla fine bevi un altro sorso guardando il
fiume portare via ogni sostante, ogni forma di vita, di essere, di
ricordo. Poi ti accorgi che in un modo o in un altro tu ne fai parte.
Ti tuffi, ma è troppo tardi, l'essere è andato via, lo vedi
scorrere prima che una cascata lo saluti per sempre. E tu lì, seduto
che bevi la tua cazzo di birra di merda come un inetto. Cosa puoi
fare? Niente, ti dici e sorseggi il nulla, il vuote che si è creato
dentro quella stupida bottiglia del cazzo. Allora loro, sì proprio
loro che ti hanno cercato, ti diranno che sei troppo volgare, che
quelle cazzo di persone lì fuori vogliono i sentimenti papali,
vogliono sentirsi parte di un vuoto che li incoraggi al suicidio.
Allora tu ci rifletti, cerchi di capire, li mandati a fanculo ,
esprimi un cazzo di pensiero, eppure non trovi risposta. Sai solo che
per loro sei troppo volgare. “Io volgare?” ti dici. Eppure loro
idolatrano il nulla fatto a persona, lo amano, supplicano pietà per
peccati che mai siano esistiti in cielo e in terra. Loro vogliono
essere sottomessi e tu li guardi, sì, li guardi mentre bevi. Da
quanto non accadeva una cosa del genere? Da quanto tempo le parole
non scorrevano come fiumi nella mente cercando di ricreare
quell'equilibrio perduto per sempre? Ed eccoti che nuovamente peschi
come un esperto, con l'amo pronto ad afferrare il pesce più grosso.
Fa caldo, sì, nessuno lo può negare eppure sorridi. Loro ti
chiamano e tu rispondi col dito medio mentre sorridi. Sorridi al
fiume, alla pesca, ai tuoi stupidi pensieri. Sorridi al mondo intero
mentre ti riversa contro quintali di merda. Ridi, sei troppo felice,
ti danno dello stupido, dell'inetto, forse anche dell'handicappato,
eppur tu continui a sorridere mentre li fissi negli occhi, dritti,
quello sguardo serio dal sorriso malsano. Loro abbaiano dagli occhi,
fissano il pavimento fatto di mattonelle color merda. Ti hanno
insultato, ti hanno sempre insultato eppure ora non reggono il tuo
sguardo. Qualcosa è cambiato per sempre. È quel sorriso. Nessuno si
aspettasse che tu potessi sorridere. Che tu sia ubriaco, che ti sua
brillo, che tu sia sano di principi e di mente, sempre sorridi. E
loro lo sanno. Ti temano per questo. Vorrebbero picchiarti, sputarti
in faccia, farti del male. E tu resisti. Come un bambola nata per
prendere bastonate non fai altro che piegarti per poi alzarti. Loro
picchiano e tu sei sempre erto, erto davanti ai loro sguardi tristi,
malsani, a tratti volgari. Sì, perché non è il cazzo o il
vaffanculo a rendere volgare una frase, un periodo, un pensiero, no.
È volgare semplicemente un sguardo, uno sguardo che non dice, uno
sguardo pieno di vergogna per una azione non compiuta. Oh, Cristo,
quello sì che è volgare, è più volgare di tutti i vaffanculo di
questo mondo messi insieme. Eppure loro lo sanno. E sai cosa? Si
vergogna, ti additano come un malato di cancro infetto, come una
peste che infesta i loro animi. Sì, tu questo sei, un cazzo di
appestato di merda che vuoi toccare il prossimo tuoi, fargli capire
che si può in qualche modo reagire e non con quelle parole che di
solito usano, non con il peccato, si può reagire con rabbia e si può
sorridere. Ma per fare questo ci vuole un gran cazzo di coraggio e
non tutti lo hanno. Tu vigliacco, un po' figlio di puttana perché ti
nascondi dietro le parole, sai che è così. E allora che fai? Lasci
che i tuoi pensieri vengano letti da chissà chi. Sì, loro che ti
hanno cercato, che hanno... un attimo c'è qualcosa che non va in
queste cazzo di cuf... E allora ritrovi il sereno, senti i muscoli
rilassarsi, quel cazzo di collo che finalmente diventa una parte
attiva del tuo corpo e non solo un semplice muscolo teso
ventiquattrore su ventiquattro. Dormi, dici di dormire ma gli incubi
non ti danno pace. Persone, donne ti sussurrano frasi sconce, ti
sussurrano peccato che mai hai commesso. Almeno così credi. E allora
ti svegli, vedi la tua triste stanza danzare in un ballo che non
conosci. Chiudi gli occhi perché non vuoi far parte di quel destino,
perché non vuoi far parte di te stesso, di un mondo che ti sta
chiamando a più riprese e che tu ignori con sapienza maestria. Oh,
mago dell'illusione. Lo senti il collo? Ascolti il tuo corpo? No,
niente di tutto questo. Decidi che ignorare tutto è più semplice
che essere felici. Perché la felicità non è semplicemente il
sorriso che illumina il volto di un bambino ma è la consapevolezza
di un adulto nel saper andare aventi, nell'andare oltre ogni
fallimento, oltre ogni caduta. Sapersi rialzare quando l'intero
universo ti sputa addosso, quando il mondo ti deride e tu invece sai
che puoi alzarti perché non sono altro che paure immaginarie. Sì, e
allora sorridi, ubriaco di felicità, col cuori a pezzi per il tuo
amaro destino. Forse è una contraddizione, forse è semplicemente il
flusso degli eventi che nasce e muore con te. È il Tutto e il Nulla
che finalmente si fondano mostrandoti la Via. E tu ascolti, osservi,
percepisci, perché sai che solo un inetto può intraprende un
percorso pieno di ostacoli col sorriso stampato sul volto. Oh, povero
pazzo. Loro ti osservano ai margini della tua esistenza. Ricordi quei
giorni nei quali i tuoi occhi avevano così paura di fissare quei
pagliacci vuoti di animo, quei senza ricordi. E ora ridi, ridi perché
li guardi e corri, corri verso il nulla che ti sa attendendo con le
braccia aperte. Corri verso la desolazione, il vuoto, il nulla,
l'incerto. E sei felice. Perché ridi se non sai quello che ti
attende? Tristi traguardi potrebbero corrompere per sempre la tua
mentre. Semplici ricordi affiorare e distruggere il tuo animo. Eppure
non ci pensi o semplicemente sei uno stolto? No, lasci che tutto
scorre, lasci che tutto sia natura, che tutto sia vita. Che i brutti
ricordi scolpiscano il tuo animo, che i tristi eventi offendano la
tua persona, ma niente di tutto ciò potrà mai toglierti quel
sorriso genuino che hai conquisto nel corso del tempo. E allora
decidi di fermarti, sei per strada. Guardi una donna, la fissa dritta
negli occhi, lei ti riconosce, capisce, accenna una sorriso e tu non
puoi far altro che fermarla e abbracciarla, perché tutto è nato da
lei e tutto volge dentro di lei. Un destino umano fatto di illusioni
poetiche, dai sorrisi facili e dalle speranze remote che nasce e
muore nell'animo di una donna. Ciò nonostante tu continui a vivere,
vivi perché hai capito come l'arco viene teso e come il colpo nasca
da solo, come quella freccia centri l'obbiettivo con tu che sfiori
solo quell'arco, con un semplice respiro mentre il rumore del legno
viene scolpito. Ed è in quell'attimo che ti risvegli nel tuo letto,
forse un po' triste, forse un po' amoreggiato da una presenza che non
ti è accanto. Sei solo in quel mondo reale. Ti guardi intorno,
cerchi di capire. Allora qualcosa dentro di te nasce, esplode e ti
ritrovi a ridere nel cuore di una triste mattina d'estate che
improvvisamente sembra indicarti la Via, l'esistenza che si è fetta
per un attimo persona, un abbraccio che ha significato tanto nella
tua mente e che nel quotidiano non è altro che vivere.
Questo testo è
volutamente privo di correzione perché ciò che si pensa non può
essere corretto come un semplice tema di italiano. Il pensiero
inespresso è l'unico rimorso che ci resta in questa vita fatta di
falsi peccati. E allora viva l'errore genuino che salvaguardia
l'animo umano! Sbaglia, sbaglia, sbaglia che il mondo è lì che ti
applaude!